Preparo le valigie, lentamente, come chi si gode ogni attimo prima della partenza. Ho messo tutto, mi sono provata gli abbinamenti per le diverse occasioni. L'albergo è vista mare, la temperatura molto diversa da qui. Ci sono grandi aspettative da coloro che mi aspettano, come sempre. E io cerco di restare calma senza affollamenti di pensieri, lasciandomi guidare da quel che dentro è consolidato, pulsante, vivo.
Ormai ci sto facendo l'abitudine alle conferenze, a stare davanti a moltitudini. O forse non ci sono ancora completamente abituata, l'emozione mi coglie sempre fino al momento in cui devo agire.
Mi trovo sempre mille difetti, e stamattina quelle dolci parole mi hanno aperto il cuore: sei bella, affascinante, elegante, intelligente. Mi viene da piangere. Già.
Sarà mancanza di autostima o obiettività quando dico che cambierei un sacco di cose per diventare perfetta? Ma la perfezione esiste? Serve? O forse sono proprio le imperfezioni a rendere unica una persona?
Può essere che il tempo invece di scalfire la pelle, la renda più bella? Non lo credo possibile, eppure pare che stia accadendo questo. Così dicono.
Ho un lieve e poetico magone, come chi, dentro, pullula di emozioni inespresse. Bellezza conservata come una reliquie per chissà quali precisi momenti. Non si riesce mai a dare tutto. E anche se fosse possibile dipende dalla ricezione che si ha del bello. Ma quando è delicato come petali di fiori, dai colori tenui e dal profumo indiscutibilmente buono, allora non sai chi ci sarà davanti a comprendere davvero.
Non vedi che lasci il segno di te?
"Non vedi che nessuno resta indifferente. Possibile che tu non lo capisca? Credimi, io lo vedo. E col tempo vorrei diventare come te!" ...
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