Mi rendo conto che è da molto tempo che ho smesso di parlare della mia poesia interiore. Del mio mondo che a volte commuove perfino me. Ho smesso di farlo o forse ho imparato a non farlo. Mi pare ancora più intimo di prima e in fondo non voglio disperderne più neppure un frammento. O forse sto disimparando a donarlo. E' quel fiore fragile che potrebbe essere calpestato da chi non ha cuore di sentirlo. Ho visto troppi cuori confondere il mio con mille altri per poterlo offrire, senza centellinarlo.
Pensavo ci fosse chi mi somigliava, addirittura che avremmo guardato nella stessa direzione sentendo le stesse emozioni sconvolgerci dentro.
Ma forse quei cuori erano solo l'eco del mio. In fondo guardavo me stessa, pensando di ritrovarmi oltre il mio silenzio.
Stamattina mi sono guardata allo specchio è ho ritrovato ancora quella parte fresca, giovane, bella. Ci sono giorni in cui mi riapproprio di ciò che, in qualche modo, penso di avere perduto. E allora le mie forme, il mio viso, il corpo diventa un esplosione di vita, di sensualità, di bellezza che riesce a sconvolgere perfino me stessa. Come se da fuori uscisse una primavera prorompente e sconvolgente.
Mi hanno offerto la roulotte sul lago, lo stesso in cui qualche anno fa ho avuto momenti di dolce malinconia. Ho accettato.
Vado, per specchiarmi nelle acque calme e nei paesaggi struggenti impressi nella memoria.
Vado, per dimenticare i doveri e riposare la mente, per sentire il mio corpo accarezzato dal vento calmo della sera.
Vado, per distanziarmi dal dovere.
Vado, con meno dolore, quel dolore di una morte che mi stava ancora incollata dentro e di una disillusione infantile.
Vado, portando me stessa, la donna di oggi e per denudarmi di tutto.
Vado, per ritrovare la voglia di una nuova poesia...
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