La mattina mi ero svegliata così male, anzi, stavo male da morire ma non potevo rinunciare all'appuntamento. Mi girava così tanto la testa che sentivo perfino nausea. Mi sono preparata e con coraggio sono partita. Un'ora di strada, guidando e cercando di non farmi influenzare dai sintomi. Speravo solo di farcela. So che a volte ci sono eventi che cercano di ostacolare le cose più belle, e quella mattina ero certa che l'appuntamento sarebbe stato interessante e anche il lavoro che avremmo svolto insieme. Così e' stato, piano piano ce l'ho fatta, a volte sentivo il cuore battermi troppo forte, quasi in fibrillazione e non capivo perché e anche quell'odioso mal di testa che mi coglieva all'improvviso. Sì, ce l'ho fatta, quello che ci siamo scambiati è stato eccezionae. E' bello sentirsi dire che tu hai dato, mentre l'altro pensava di essere lui a doverti dare. E questo accade sempre più spesso in questi ultimi tempi.
Però...
Mi chiedo come si possa vendere la primogenitura per un piatto di lenticchie.
E lui lo sta facendo. Non parlo del lui con cui ho lavorato, no.
Quando ha detto che sarebbe partito di nuovo mi sono chiesta se sa cosa sta facendo. Abbandonare in continuazione il lavoro, senza una parola a nessuno, neppure a coloro a cui dovrebbe dare spiegazioni, a coloro che hanno creduto in lui. Lasciare incustodito quello che gli è stato affidato, e tutto per una donna. Una donna che mi chiedo se sarà per lui una benedizione o una maledizione. Ché quando se ne renderà conto, sarà troppo tardi. ma questo non è un problema mio. Il mio problema è che sto male. Male nel vedere la Sua e la nostra fiducia donata ad un uomo, trattata come fosse un calzino rotto...
La fiducia degli altri si conquista col sacrificio delle scelte che costano. Con un dialogo sincero. Con la costanza dimostrata. Con scelte giuste e comportamenti adeguati. Perché per essere rispettati si deve prima di tutto rispettare gli altri...e se si vuole che gli altri diano, si deve dare.
Non nascostamente, come un ladro, ma alla luce del sole.
Non rimanendo in mezzo a scelte (s)comode e rinnegando le proprie parole e le Sue parole, ma soffrendo e cercando di percorrere e restare sulla strada giusta. E soprattutto chiedendo a Lui se quello che abbiamo scelto, mentre abbandoniamo Lui, sia la cosa giusta per noi.
Non basta però chiederlo e continuare come ci fa comodo.
Si deve ascoltare.
E ascoltare significa ricevere la Sua risposta: che ci piaccia o no!
Siamo noi a contraddirci, non Lui..
Perché Lui, è fedele!