Lo so bene che Dio vede oltre l'apparenza, ne sono cosciente, eppure, vedere quel che si vede mi fa male. Non è come avrei voluto fosse, o meglio, pensato fosse. Devo andare troppo oltre per ricordare che quel che Lui vede l'ho intravisto anch'io. Ora è così lontano che perfino i ricordi si affievoliscono. Forse perché si sono slegati i cuori per seguire andamenti e moti che con Dio hanno poco a che fare.
Hanno seguito gli occhi, la vanità, la solitudine, sogni antichi, proponimenti irrealizzati.
A volte, pensiamo di poter essere pure felici. Mentre pensiamo di esserlo, seppelliamo e facciamo il funerale a quello che si è preso spazio nel cuore e non può essere cacciato via. Ci mettiamo pure la lapide, senza considerare che come Lazzaro, sarà presto nuovamente resuscitato. Improvvisamente.
Che poi improvviso non è mai. E' stato seppellito vivo in una bara di cristallo. Ma l'ossigeno scende direttamente dall'alto senza che possiamo farci niente, anche se abbiamo cercato di sigillare bene il coperchio...
Vorrei tornare a vedere oltre per non sentire quella tristezza che mi coglie quasi sempre impreparata.
Certe lontananze sono difficili da riparare. Sono brecce in cui è entrato il dolore dell'indifferenza, dell'apatia, della solitudine.
E' come un fiore privato dell'acqua che ha piegato la testa sull'esile stelo.
Bello e tristissimo...
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