
Quando sei ferita vorresti che chi ti ha ferito soffrisse almeno un po'. E questo, pensi che potrebbe in qualche modo consolarti. E osservi se la sua vita va male o bene, anche se quella vita ti lascia fuori e tu devi interpretarla facendo troppa fatica e perdendoci tempo.
Per interpretarla infine male, perché gli uomini sono furbi e sanno fingere bene nascondendo la verità. E tu stupidamente cogli segnali sbagliati che diventano un faro fasullo che ti porta in alto mare fino a disperderti e naufragare. Ma non puoi farne a meno.
Facendo così perdi parte della tua vita.
Perché non è mai l'inizio delle cose che conta, ma la loro fine. E tu lo sai bene.
Sai quanto ti è costato farle durare. E sai anche quante e sono cominciate e poi finite. Ed hai imparato anche a conoscere le gioie effimere, quelle che ti lasciano vuota e amareggiata e quelle che in modo sottile si infilano dentro, e nascono da semi nascosti che poi germogliano in tutta la loro bellezza. Però non puoi insegnarlo agli altri.
Gli altri devono vivere e sbagliare. E soffrire per capire.
E questo tu non l'hai voluto mai capire. Avresti voluto togliere gli sbagli e la sofferenza dalle vite per arrivare al dunque, per farli arrivare.
Ma non è così.
Puoi solo vivere la tua vita, capendo, godendo, amando. Nel frattempo che gli altri soffrono, vivono e amano...
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